OTTANTA VOGLIA DI PARLARE

 

Introduzione

Le storie, che il lettore troverà qui di seguito, sono state raccolte da me in questo volume nell’ordine di tempo in cui mi sono pervenute. Esse appartengono a persone comuni, semplici,persone che si possono incontrare tutti i giorni per strada,sul lavoro,durante una passeggiata,ad un bar,oppure,perché no,anche su facebook, si,il più famoso e affollato social network del mondo, dove si possono ritrovare amici reali,ma dove possono nascere amicizie nuove,con le quali instaurare rapporti di amicizia sincera. Ed è quello che è successo a me. Ho conosciuto in questo modo tantissime persone,sia uomini che donne,con le quali ,pian piano è iniziata una vera amicizia. Con esse, dapprima utilizzando la chat e in seguito parlando a telefono,ho avuto una conversazione sempre più amichevole fino ad arrivare ad instaurare un rapporto di profonda fiducia e stima. In tal modo mi sono reso conto di quanta voglia ha la gente di parlare,di raccontare un pò di sé a chi è disposto ad ascoltarla , a comprenderla ed a confortarla. A quel punto, commosso dalla fiducia che mi era stata data con tanta spontaneità,mi sono chiesto e ho chiesto loro”perchè non raccoglierle tutte in un volume e pubblicarlo, affinché altri leggendole potessero venire a conoscenza delle vicissitudini che hanno segnato nel bene e nel male la loro vita., Tutti hanno acconsentito con grande entusiasmo alla mia iniziativa. In poco tempo ho ricevuto tantissime storie dai miei amici e così come sono arrivate le ho raccolte senza nessuna preferenza,perché tutte anche la più breve e la più semplice commuove e mette a nudo un sentimento,un’emozione. Mi sono fermato ad ottanta storie ma avrei potuto raccoglierne ottocento,tanto è il desiderio ed il bisogno delle persone di aprirsi con una persona amica,di esternare i loro sentimenti di amore, di odio, di indifferenza,di rancore,di solitudine che hanno provato nel corso della vita, in particolari circostanze .Sono storie vissute realmente dai protagonisti,drammatiche e meno drammatiche,a volte gioiose,ricche di emozioni,ma semplici sempre. Tutte nel leggerle ci inducono a fare delle considerazioni .Che siano uomini o donne,si evidenzia dalle loro storie un bisogno di mettere a nudo i loro conflitti interiori,i dolori e le sofferenze che si accumulano durante la vita di ognuno di noi e che possono minare la salute sia mentale che fisica. Il mio lavoro non è stato altro che mettere in atto quella che si chiama " arte maieutica", cioè la capacità di estrapolare il loro vissuto intimo. Non sono uno psicologo, ma ho ascoltato con partecipazione queste persone narrare un pò della propria vita e ho provato un 'immensa gioia, quando alla fine dei loro racconti li ho sentiti più sollevati,come se,parlandone, si fossero liberati da un peso che li opprimeva da tempo.
Se così è stato davvero anche solo per una di esse,posso ritenermi soddisfatto del mio lavoro,ritenendo di avere in qualche modo esorcizzato,con la mia iniziativa, le loro ansie,le loro paure,la loro rabbia repressa,il loro odio, il loro rancore e in special modo la loro solitudine. Voglio sottolineare che per loro scelta alcuni hanno lasciato nome e cognome,altri hanno preferito l’anonimato,altri ancora hanno dato un nome diverso .  

Inoltre come sono state scritte, così sono state riportate senza cambiare nulla per non  stravolgerne l’ originalità.

Li ringrazio tutti di cuore.
                  
                                                                                                    L’ Autore

Prefazione

Un sussulto dell’anima, parole che si stagliano nel cuore e tessono immagini nella mente. A volte veloci, altre lente, quasi a voler fermare il tempo. Racconti che diventano parola “completa” solo nel momento in cui sono letti: il senso delle cose non dette, sospese in un angolo dell’anima, in un’attesa paziente e mai scontata, quella di poter trovare un canale attraverso cui passare. Spesso pronunciate dai protagonisti con rimpianto, spesso per dire semplicemente un grazie, a volte con la forza della disperazione e della lacerazione interiore, mai banali, sempre capaci di aprire varchi dentro in cui ritagliarsi spazi di riflessione.
Leggere  il susseguirsi di voci presenti in questo volume, fa pensare che nonostante le evoluzioni e i cambiamenti dell’uomo, il suo essere trascinato dagli eventi profondi e da quelli in superficie, rimangono intatti i sentimenti e le passioni, quasi un grido di eternità, un tentativo di sfidare il tempo e di appigliarsi tenacemente al mondo.
L’amore cantato in ogni sua sfumatura: per l’altro, per se stessi, per la vita; l’amore come topos che attraversa i racconti e diventa il filo conduttore con cui tessere la trama di tanti universi differenti tra loro eppur accomunati da una sensibilità che ha il sapore dell’uomo. Quello smarrito, disperato, sprofondato negli abissi del nulla, dimenticato o semplicemente a margine, sottovoce.
“E' più tardi di quanto pensi”, recita un antico proverbio cinese; non è mai troppo tardi per aprirsi al mondo, viene da dire a conclusione della lettura di questa raccolta. Diverse sfumature, diversi approcci, ognuno col suo stile unico, complesso o semplice, ognuno mettendosi in gioco: tanti protagonisti che scavalcano la barriera del non detto, quasi il muro sartriano, per avvicinarsi a una catarsi interiore che si condensa nella dissoluzione del segreto. E si innalza, oltre l’uomo qualunque, perso nel mare di circostanze, senza fisionomia né dimensioni, uno spiraglio lungo cui si attorcigliano tenacemente le storie, frutto di un vissuto dentro cui ancora ci si smarrisce e ci si cerca.
La nascita di un figlio come l’essenza della vita, tra la celebrazione di un evento che diventa il più importante della propria esistenza alla condizione di chi si sente, parafrasando le parole di un’autrice, “orfana di sentimenti”. Genitori che desiderano semplicemente dire grazie ai propri figli, altri che si accorgono di parole non dette, di sentimenti non mostrati, altri ancora che non riescono – a distanza di anni – a rielaborare il dramma della perdita, spesso fisica dovuta al distacco della morte. Un sentirsi continuamente responsabili dei gesti e delle scelte dei figli, spesso specchio delle proprie aspettative e più che uomini e donne capaci di spiccare il volo. Dietro la porta dell’anima, l’amore a tratti fragile e il vincolo che lega indissolubilmente genitori e figli.
Il presente che sfugge e quasi non ha senso, trova la risposta nel passato. Torna spesso il tema del complesso rapporto con i genitori, soprattutto con la madre. All’immagine quasi mitica della donna che dona la vita presente nell’immaginario di tutti i tempi, si sostituisce spesso l’immagine di persone insensibili o incapaci di comprendere i propri figli. Risulta complesso l’intreccio relazionale legato alla paternità e alla maternità, frutto di una società che ha visto generazioni combattere i tradizionalismi per ritagliarsi spazi concreti in una modernità che rimane “monca” e svuotata nel reale.
Il legame con il padre, figura rappresentativa della società e della famiglia, ritorna nei racconti assumendo tante sfumature e connotando in maniera determinante la storia di molti protagonisti. Un aspetto che lascia emergere, nel corso della lettura, anche la permanenza di pregiudizi dove il padre-padrone diventa l’estrema rappresentazione di un rapporto filiale che incide negativamente sul vissuto. Padri che non accettano la condizione di “diversità” dei figli, padri che celano dietro la “difesa” dai mostri della società un egoismo che finisce per condizionare l’esistenza. Una sorta di “onnipotenza” che è frutto di un retaggio storico mai completamente assimilato nelle trasformazioni socio-culturali italiane. Ma anche padri che accompagnano i figli nel loro cammino come figure insostituibili, ponendosi come riferimenti di vita.
La soggettività della vita dei protagonisti elude le generalizzazioni e ogni racconto diventa il particolare incontro con il proprio io, quasi un monologo che si affida alla parola-rivelazione ed evocazione. E in questo magma di percezioni, non può mancare Dio, spesso unico riferimento capace di guidare oltre le irrazionali brutture della vita. L’appiglio tenace al soprannaturale, antropologicamente e storicamente parte del vissuto interiorizzato e spesso esteriorizzato dell’uomo, si evidenzia in maniera sempre forte, ragione stessa dell’esistenza.
In contrapposizione, la fragilità dell’uomo di fronte a ciò che non è riconosciuto dalla società, una sorta di parola che denota un tormento almeno iniziale, una parola che il mondo intorno rifiuta, arroccato nelle sue consuetudine. La scoperta della “diversità” o il semplice amore “oltre i confini”, quello che Jacques Prévert ha magistralmente descritto come “braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori”, dove si alternano le paure e le indecisioni, la voglia di vivere e non di sopravvivere, il senso di sentirsi parte dell’universo solo con l’altra persona. Dall’altra parte gli amori traditi e violati, ma anche l’amore coniugale che dura non solo il tempo di una vita, ma portando con sé il senso dell’eternità, “l'irruzion di due sterili vite in una strada duplice e feconda” (L. Pirandello).
Per molti la rabbia e la paura, il dramma della solitudine di fronte ai mostri della società: violenze e silenzi, silenzi e dolori, dolori e la ricerca di un senso che stenta a esserci quando ti hanno rapito la parte più bella dell’anima, quella che speravi di donare e che nessuno ti aveva spiegato ti potesse essere sottratta. Improvvisamente, ripetutamente, senza chiederti il permesso.
Il tempo delle cose non dette, il tempo delle persone speciali. Com’è difficile riuscire a superare il muro delle circostanze e della quotidianità, aprendo un solo attimo la porta del cuore, superando il mondo che ci trascina e spesso ci travolge. E in quest’occasione, a nome di tutti, un grazie a Fulvio: le parole non pronunciate, quelle che lasciamo a margine dando per scontate, parole che assomigliano all’anima ma prendono la forma del silenzio. Grazie, Fulvio, per aver fatto emergere con cura e pazienza queste voci che urlavano silenziosamente e grazie perché il lettore saprà trovare nei racconti un prolungamento della sua anima.

OLGA  TAMBURINI

 

Ai miei fratelli, Felice, Carmela, Paola e Cassio.

Al Valoroso Generale dei Carabinieri Gennaro Niglio

Ho avuto l’onore di conoscere il generale Niglio negli anni 1980/90. In quel periodo noi agenti di polizia municipale al comando del dott. Carmine Ferraioli persona di provata esperienza che ci ha sempre guidati e tutelati in ogni momento della vita del corpo di polizia municipale, in modo particolare nellasua evoluzione legislativa. Ci siamo trovati a collaborare con i militari dell’Arma e della Polizia di Stato del Commissariato di Nocera Inferiore. Questa sinergia ci portava spesso ad operare di notte con obiettivi mirati che quasi sempre davano riscontro positivo. Ricordo che unitamente a me, c’erano i colleghi Contursi, Belli e qualche altro che in questo momento mi sfugge. Il generale, in quel periodo, era per tutti il Cap. Niglio Gennaro; questo nome per molti significavasicurezza, legalità e speranza, per noi esempio di uomo coraggioso, dotato di capacità di comando e di un forte senso dello Stato. In quel periodo vi era in atto da parte della criminalità organizzata una lotta feroce per la conquista del territorio in tutta la Campania ed in modo particolare nell’agro-nocerino gli omicidi erano cronaca giornaliera; il valore della vita sembrava non esistesse più e in una situazione così critica il cap Niglio faceva sentire tutto il Suo peso , dando sempre una risposta concreta al territorio. Sento di dire “grazie” ad un uomo che ha dato tanto per la comunità dell’agro-Nocerino e non solo, esponendosi in prima persona per assicurare alla giustizia chi deviava dalle regole. Consapevole che l'Arma nella Sua storia ha perso tanti uomini, spero un giorno di poter scrivere un libro per rendere onore a tutti. La continuità oggi ed anche domani la danno e la daranno altri uomini per salvaguardare la sicurezza dei cittadini assicurando loro una convivenza pacifica Alla famiglia che mi ha onorato di poter parlare del generale dico solo “ i grandi uomini non sidimenticano”, perché non c’è futuro senza memoria.

L'Autore

 

Avvertire l’interesse, non solo culturale, di conoscere nei dettagli l’evoluzione realizzatasi del “Sistema Italia”propria nazione –non può non motivarsi quale naturale impegno dell’Autore, dopo aver conseguito due diplomi di laurea, peraltro tra loro integrati, a conoscere e far conoscere il nuovo realismo governativo. Per l’elaborazione del tema si sono scelti dettagli, strumentali alla dimostrazione della operatività come impostazione organizzativa della struttura di governo, suscettibile peraltro di integrazioni migliorative. “La nascita della forma amministrativa “ vuole esprimere l’avvento di una struttura gestionale del pubblico interesse, il realismo del governo italiano man mano destinato a crescere ossia a progredire, ossia a connettersi all’evoluzione politico-sociale di più realtà storicamente stabilizzatesi separatamente, senza alcuna cointeressenza bensì esposta a rapporti offensivi ovvero belligeranti. Prospettive remote, che scompaiono con l’unificazione generalizzate, affidate ad un unico comune governante che ha avvertito l’esigenza del progresso diffuso, generalizzato, mercé l’adeguamento gestionale, altrettanto diffuso ma eguale, privo di rischi motivati, anzi attratti ad accettare senza imposizione –non solo –bensì con interesse ad una comunione di convivenza politica, ossia una realtà di un grande popolo nazionale, indirizzato ad un comune progresso pacifico e meritorio. Ma non confondibile con un asse prioritario dittatoriale, bensì articolato con chiara democrazia controllata, quale “Regno d’Italia”ossia rappresentata del Re quale garante di una governanza democratica, che l’Autore valuta ideologicamente quale “ruolo della destra storica”, per non confonderla con una “destra dittatoriale” peraltro più tardi emersa e giustificata quale contrapposizione ad una sinistra dittatoriale; difatti non fu anche il ruolo dell’URSS unita agli anglo-americani, quanto all’armistizio con l’Italia dell'8 settembre 1943 e quanto ne conseguì fino alla cobelligeranza italiana con gli stessi anglo-americani, che indusse Vittoria Emanuele III ad allontanarsi per poi abdicare, negli ultimi giorni, dal ruolo di Re d’Italia, seguito dal successore Umberto II che egualmente abbandonò il regio ruolo apicale prima ancora della proclamazione della Repubblica? Comunque l’Autore espone l’operatività neo-governativa unitaria e totalizzante e la commenta con apprezzamento e con critica, motivandola nella forma e nella sostanza –commenti critiche, apprezzamenti ed altro sono risultati di un attento parallelismo continuato, sempre illustrativo e non sempre di commentario critico. “ La rivoluzione liberale della ^Destra Storica^”è trattata quale “progetto politico”con il conclusivo titolo “Lo Stato di diritto”. La “costruenda amministrazione pubblica” si introduce con “la legislazione piemontese del periodo preunitario” per percorrere “I tempi dell’unificazione amministrativa”e la strumentazione “di nuovi codici e leggi organiche” per concludersi con “la definitiva unificazione territoriale”, testi ripresi per illustrare “L’Ordinamento amministrativo del nuovo regno”quale scala coordinata e come struttura organica. E ciò che più s’impone all’attenzione anche dei cittadini attuali è l’illustrativa spiegazione della “amministrazione locale”che, pur imponendosi quale struttura omogeneizzata e omogeneizzante, non viola, non intacca, e non ignora le realtà socio politiche e culturali delle singole aree-ora “Regioni” riconosciute come Provincia a loro volta articolate come “Comuni”riconoscendone, senza alcuna alterazione, la circoscrizione, le componenti abitative, le caratteristiche storiche dagli edifici alle abitazioni urbane, dalle sedi religiose alle strutture rurali e quant’altro riferito ai nuclei umani! La premessa tematica della “Amministrazione locale”recita: L’ordinamento dell’amministrazione locale rappresentava, nell’unificazione, il problema più arduo sotto il profilo politico. Occorreva, infatti, attuare ed assicurare l’effettiva unità dello Stato nazionale, faticosamente raggiunta dopo tanti secoli di divisione, vincendo le superstiti forze disgregatrici del particolarismo regionale e municipale, e al tempo stesso evitare che le strutture unitarie del nuovo ordinamento giuridico potessero soffocare l’autonomia della vita locale, nella ricchezza delle sue tradizioni ed esperienze storiche come nella varietà delle esigenze attuali, necessaria per l’armonico sviluppo della società italiana, in tutte le sue parti, verso mete veramente comuni”; il tutto sostenuto da V. Castronuovo e L.Cafagna citati nella nota 111. Personalmente non ritengo formalizzare giudizi o altro, mentre sono convinto che ciascun lettore, proprio in assenza di un giudizio valutativo d’ingresso, avvertirà lo stimolo di esprimersi, comunque autonomamente per confermare l’utilità della lettura del testo.

Prof. Giovanni Iannettone

 

La più recente opera dell’Autore ne conferma la poliedricità intellettuale ed acume di saggistica. La cadenza ormai annuale delle pubblicazioni, tutte di spessore e di tematiche di impegno, dimostra la molteplicità di interessi che spaziano da argomenti di maggiore affinità professionale a saggi di significativo approfondimento quale questa ultima fatica sulla destra storica. Argomento quanto mai attuale, vissuto con il rigore dell’analista storico non scevro da acume sociologico, dimostra come cadute le pregiudiziali politiche contrarie, sia opportuna, per non dire necessaria un’indagine serena su di un momento storico che pure tanto significato ha avuto per la successiva evoluzione italiana. Il saggio trae spunto da quella che correttamente viene definita una “rivoluzione liberale” per spaziare sulla costruzione della pubblica amministrazione (sostanzialmente rimasta immutata, almeno nella propria architettura generale ed approfondire, poi, l’indagine su temi ancor oggi di grande attualità ed interesse, quali l’organizzazione dei dicasteri, dell’amministrazione locale e della giustizia amministrativa. Traspare dalle singole pagine la passione non dell’esegeta, ma del cittadino storico che legge il nostro passato attraverso la lente partecipativa dell’innamorato a volte deluso, ma sempre pronto ad auspicare migliori fortune per l’oggetto della propria sana passione. Le note biografiche di alcuni Padri della Patria, rigorose nella propria enunciazione, non possono far sottacere la partecipazione emotiva dell’Autore. A Fulvio Izzo bisogna riconoscere, fra l’altro, la capacità di impegnarsi con scienza e partecipazione ad un’attività, quella letteraria, che, seppure tanto vasta, lo vede di certo fra uno dei protagonisti proiettato verso sempre più ambiziosi traguardi. Gli è dovuto un sincero tributo per ciò che hadimostrato di saper fare, ed uno stimolo ulteriore a sempre meglio operare atteso comela penna si sposi perfettamente con l’animo. Non poteva essere altrimenti per un ammiratore dell’Arma cui siamo personalmente legati e che rappresenta, oggi come ieri ed ancora più domani sicuro punto di riferimento del nostro Paese.

Gen. Domenico Cagnazzo

 

E’ con gioia che scrivo poche parole all’amico Fulvio. Quando scrisse il suo primo libro “La polizia municipale con i cittadini e per i cittadini”, rimasi colpito dal coraggio di mettersi in gioco, ma soprattutto per la qualità del testo che lessi con piacere e con la dovuta attenzione. Quando Fulvio, nella parte iniziale del libro, presenta al lettore la città di Pagani, mettendone in risalto le tradizioni e la sua storia, si denota un forte attaccamento alla propria terra. Vi è un passaggio nel libro che mette in risalto tutta la sua sensibilità; quando parla dell’oro rosso scrive: (il pomodoro, ricordo che alle 12.00 le sirene delle fabbriche suonavano per la pausapranzo. In quel momento le strade diventavano piste ciclabili, perché tutti o quasi tutti in bicicletta, correvano a casa per mangiare, e poi far ritorno in fabbrica per le 13.00. Poi aggiunge<perdonate quest’inciso, ricordo che ero un bambino e mentre scrivo, ilpassato ritorna alla mente>. Inoltre attraverso la lettura del libro ho avuto modo di capire molte cose sul ruolo della polizia municipale e dei suoi compiti. Ad onor del vero, parlando con molti addetti ai lavori, sia di Pagani che di altre città, c’è stato un giudizio positivo da parte di tutti. Gli apprezzamenti positivi mi hanno fatto sentire orgoglioso di avere un agente di polizia municipale con queste doti, poiché oltre ad essere amico di Fulvio, sono anche un amministratore di questa città. Pensai che fosse un fatto isolato, ma dopo qualche tempo, una mattina, leggendo i giornali vidi scritto: “Il vigile scrittore si fa sentire ancora”. Incuriosito comprai due o tre quotidiani e tutti riportavano la notizia che il dott. Fulvio Izzo aveva pubblicato un altro libro dal titolo: “Amalfi e i Normanni”. Cercai subito il libro per poterlo leggere.Ebbene ne rimasi colpito; sia per il contenuto trattato, che per la chiara esposizione degli eventi. Oggi Fulvio ci presenta una terza pubblicazione:”La nascita della forma amministrativa del Regno d’Italia. Il Ruolo della Destra Storica”. In questo libro il dott. Izzo evidenzia l’attività amministrativa del periodo preunitario fino alla nascita del Regno d’Italia. Riportando nel testo le non poche difficoltà di questo processo storico, che vede dopo secoli un’Italia unita e che solo il 2 giugno 1946 con il referendum vide prevalere la Repubblica. A Fulvio auguro di proseguire in questo percorso. Egli così onora la città di Pagani e, come afferma il professore Iannettone nella prefazione del libro “Amalfi e i Normanni”, la cultura va approfondita, prolungata, perfezionata, arricchita così come essa prolunga, perfeziona e arricchisce il progresso del soggetto umano.

Dott. Ferdinando Lavorante

 

Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla prima del libro presso la Sala Consiliare del Comune di Pagani avutasi il 23 Giugno 2007. Una grazie particolare Remy' Niglio, ufficiale dei carabinieri e figlio del Generale a cui è stata donata una targa in onore del papà, al Sindaco di Pagani Alberigo Gambino, a Massimo D'Onofrio, Dirigente Nazionale AN, a Salvatore Bottone e Sebastiano Odierna, Consiglieri Provinciali, a Francesco Saverio Del Forno, al Maggiore Massimo Cagnazzo, comandante della Compagnia dei carabinieri di Nocera Inferiore per la presenza degli uomini dell'Arma ed al Tenente Giuseppe Castrucci, comandante della tenenza dei carabinieri di Pagani.

Un grazie a tutti i miei colleghi del Comando di Polizia Municipale di Pagani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie di cuore per l'impegno e la collaborazione che hai profuso insieme a me per la stesura di questo testo. La tua è stata una collaborazione preziosa, curando molti aspetti del testo. Per questo tuo impegno generoso sento di condividere con te la pubblicazione di questo libro.

Con affetto papà

 

Dott.ssa Paola Izzo

Psicologa clinica

 

Via Carlo Tramontano,54

84016 Pagani (Sa)

Cell. 380 3619451

E-mail: paolaizzo1@virgilio.it

 

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Non è cosa facile scrivere note di presentazione per un testo pratico e di agevole lettura che l'amico Fulvio Izzo, con entusiasmo e costanza, ha scritto , compendiando la Sua risalente esperienza di operatore di polizia municipale e, da tempi più recenti, di cultore del diritto. Non è cosa facile specie per il fischio, sempre incombente, di far prevalere l'affetto e la indubbia solidarietà personale, umana e professionale rispetto alla completa valutazione degli argomenti trattati. La nota che mi ha colpito e che mi permetto di sottolineare al lettore è la estrema semplicità e la con stante aspirazione, sempre realizzata, di rendere comprensibili a tutti, specie ai non adetti ai lavori, argomenti che pure fanno parte della vita quotidiana di ogni cittadino e che, nella maggior parte dei casi restano appannaggio esclusivi di pochi iniziati, che non sempre hanno la disponibilità e la capacità di renderli accessibili a tutti. L'Autore dedica parte rilevante dello scritto alla illustrazione delle tematiche di maggior rilievo in tema di attività e funzioni di polizia giudiziaria nonchè alla illustrazione di vari argomenti in tema di funzioni di polizia municipale. Con la forma del questionario, semplice e originale nel contempo, vengono chiarite numerose nozioni rispetto alle quali l'opionione dei più è spesso fuorviata da erronei convincimenti e personali deduzioni. Lo scritto si apprezza come idoneo e significativo strumento di divulgazione per la opportuna conoscenza di ogni cittadino.

Vincenzo Calabrese

 

Dopo l'approvazione del Nuovo Codice della Strada si è detto con tanta enfasi, che l'automobilista del terzo millennio conoscerà molto bene le regole della circolazione stradale, sarà educato ed informato e la sua automobile dotata dei moderni sistemi di sicurezza. Tra le tante novità introdotte vi è la famigerata regola della patente a punti: tale norma concede a noi tutti una dote di 20 punti. Se non si rispettano alcune particolari regole alcuni di essi ci saranno detratti. Una volta raggiunto 0 punti occore fare un particolare esame alla Motorizzazione. Come fare, quindi, per conservarli e non correre il rischio di restare senza il documento che ci permette di guidare? La risposta più ovvia è quella di rispettare le norme per salvaguardare la patente e soprattutto noi stessi e chi ci circonda. Ma siamo proprio sicuri che tutti "conosciamo" le norme? Quanti cittadini "leggono" le norme? E, in ogni caso, "comprendere le norme", è poi così semplice? Il particolare valore di questa pubblicazione è proprio nella sua struttura estremamente divulgativa. Semplice nell'esposizione, chiara nelle risposte, completa sul ruolo del "vigile urbano" esaustiva sull'importanza della più volte reiterata necessità di "condividere per collaborare". I nostri più vivi apprezzamenti e i più sinceri auguri per sempre nuove soddisfazioni. Ad Maiora.

Il Sindaco Alberico Gambino
L'Assessore alla Sicurezza Urbana Francesco Saverio Del Forno

 

 

 

 

In questa pubblicazione l’autore Fulvio Izzo si sofferma a valutare la storia di Amalfi e dei Normanni, creando un parallelo tra le due realtà.
Infatti la popolazione dei Normanni, come quella amalfitana, era dedita all’attività marinara e commerciale, nonché guerriera. Fu dall’ottavo secolo fino all’undicesimo che essa intraprese delle spedizioni nell’Italia Meridionale, impossessandosi inizialmente del ducato di Puglia e Calabria e successivamente costituendo il Regno di Sicilia e di Puglia.
In questo contesto storico l’autore Izzo affronta e sviluppa le tematiche più complesse, ricercando le specifiche fonti e fornendo una personale interpretazione.
Inoltre il lettore ha la possibilità di assistere anche alla ricostruzione storico-schematica degli avvenimenti politici, commerciali e militari della città marinara di Amalfi, rapportata alle vicende delle altre città “consorelle”: Pisa, Venezia e Genova. Non manca qualche spunto, implicito ma corretto, che vuole “preannunciare” l’avvio, la scelta, lo sviluppo dell’unità della Nazione italiana.

Prof. Giovanni Iannettone

 

Nel leggere i contenuti del testo “Amalfi e i Normanni”, ci siamo esaltati nella sua esposizione, per la chiarezza e l’eleganza della sua stesura. Vogliamo qui ringraziarlo per aver evidenziato, con questa opera, il passato di questa nostra terra.

Il Sindaco Alberigo Gambino
Il Vice-Sindaco Massimo D’Onofrio
L’Assessore alla Sicurezza Urbana Francesco Saverio Del Forno
L’Assessore alla Pubblica Istruzione Pasqualino Ultimo

 

Desidero qui esprimere a Fulvio tutta la mia stima per l'entusiasmo e la volontà che pone in ogni cosa che fa. Ho avuto modo di apprezzarlo in molti occasioni in special modo come Agente di Polizia Municipale, mostrando sempre signoribilità con i cittadini e nel contempo la sua decisione nel reprimere l'illegalità. Spesso insieme ci siamo soffermati a parlare di tanti argomenti, colpisce molto la serenità con cui affronta ed argomenta i concetti. Il valore più importante di Fulvio è sicuramente la famiglia, il rigore morale e la correttezza con il rapporto con gli altri. Ho apprezzato molto il suo primo libro "La Polizia Municipale con i cittadini e per i cittadini". Con questo secondo libro "Amalfi e i Normanni" ho imparato ad amare e ad apprezzare di più la mia terra e il suo passato glorioso.

Alfonso Tortora